Dove va l’architettura

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Gli architetti contemporanei rispondono alle domande sul futuro della loro disciplina

A cura di Massimo Fagioli

 

Pagine: 144. Formato 24,5×32,5 cm

Illustrazioni in bn.

Data di pubblicazione: 2011

 

ISBN 978-88-88149-89-9

ISBN: 978-88-88149-89-9 Categorie: , Product ID: 2511

Descrizione

Interventi di: AJROLDI, BARBIERI, BORDOGNA, BRUNA & MELLANO, BURELLI, CATALDI, DAL FABBRO, D’AMATO, DELLEDONNE, FUSCO, LECIS, LORENZI, MALACARNE, MANNINO, MANZO, MARETTO, MESSINA, MOCCIA, MORETTO, NARPOZZI, NATALINI, NERI, PIVA, POZZI, PURINI, RIZZI, STELLA, STRAPPA, THERMES, TORRICELLI, VITALE, ZERMANI

 

Con il presente quaderno di Aión+ dedicato alla condizione attuale dell’architettura abbiamo chiesto ad alcuni esponenti della cultura progettuale italiana una riflessione sullo stato della disciplina che affrontasse temi non più eludibili. Emerge, dai contributi presentati, un quadro critico e riflessivo sull’architettura contemporanea italiana, espresso attraverso varie generazioni, che, pur esprimendo una pluralità di motivi ispiratori, contiene elementi comuni e soprattutto rispecchia una esigenza globale di risposta etica alla crisi attuale.

Dove va dunque l’architettura?

La domanda esprime il senso di incertezza che caratterizza la condizione presente. Una condizione che a molti fa gridare all’allarme per i sintomi della crisi di una disciplina un tempo solida e fondata e che si rivela invece sempre più fragile e attaccata, costruita forse su deboli fondamenta. Molti degli interventi partono proprio da questo presupposto, seppure con diversi accenti, nell’evidenziarne i caratteri e i possibili sviluppi. La crisi sembra investire tutto l’ampio campo disciplinare: dalla perdita di uno statuto certo e definito, alla dequalificazione dell’insegnamento, alla perdita di autonomia ed autorevolezza professionale. Aspetti questi spesso rimarcati separatamente ma che assumono un carattere particolarmente evidente se considerati nelle loro relazioni reciproche e interdipendenti. (…)

Alcuni sembrano affrontare lucidamente questa scissione sforzandosi di trarne motivi propositivi e di nuovo sviluppo della disciplina o comunque del fare architettura nel mondo contemporaneo affinché la scissione non si risolva in una definitiva compromissione, altri invece si dimostrano più allarmati rispetto a quella che viene considerata ormai una deriva etica e disciplinare sottolineandone la dimensione storica e culturale sempre più ampia. Ecco allora che in molti di questi interventi emergono indicazioni e temi di ricerca possibili, ambiti di intervento fertili dove poter concentrare nuovi sforzi e nuove attenzioni. Ma ciò che sembra orientare gli elementi propositivi è appunto il tentativo di trovare un ruolo nella condizione attuale, un ruolo che se per un verso è quello di sempre dell’architettura come sapere costruttivo e sistematico e quindi legittimamente reagente rispetto alla crisi, per un altro è invece una condizione inedita dove all’architetto spetta la capacità di individuare ciò che lo definisce culturalmente e professionalmente all’interno di una frattura non più sanabile certo ma rispetto alla quale occorre trovare un orizzonte di senso ancora possibile, i frammenti ricomposti, la nuova misura delle cose, la condizione di compimento del nichilismo…

Dall’Introduzione di Massimo Fagioli