Sergej Vasiliev

30.00

Uno sguardo indiscreto sull’URSS sconosciuta

A cura di Marco Fagioli

Introduzione di Francesco Paolo Campione

 

MOSTRA FOTOGRAFICA

Semiottagono delle Murate – Firenze

23 giugno – 4 ottobre 2021

 

Pagine: 120. Formato 24×22 cm

illustrazioni in bn.

Data di pubblicazione: 2021

 

ISBN 978-88-98262-94-6

ISBN: 978-88-98262-94-6 Categorie: , , Product ID: 2339

Descrizione

Sergej Vasiliev nasce nel 1936 a Malie Kibeci nel Ciuvascia, repubblica autonoma della Federazione Russa. A19 anni viene arruolato nell’esercito e presta servizio negli Urali orientali, a Celjabinsk, città di circa 1,5 milioni di abitanti che nel 1957 è stata colpita da un gravissimo incidente nucleare. Vasiliev si stabilisce a Čeljabinsk dove, agli inizi degli anni ’60, lavora in una fabbrica di laminazione tubi. Nel 1962, dopo essersi diplomato alla MVD (Ministero degli Affari Interni) Academy di Mosca, attratto dalla fotografia entra nel Celjabinsk Photo Club. Nel 1968 diventa responsabile della fotografia, fin dal primo numero, del nuovo giornale cittadino “Vecherniy Celjabinsk” (Celjabinsk della Sera), nel quale lavorerà per 45 anni.

L’incarico di agente investigativo, che svolge per dieci anni nel dipartimento di polizia criminale col grado di capitano, gli consente poi, negli anni ’80, non solo di visitare il carcere di Celjabinsk e di fotografarne la rivolta, ma di recarsi anche in ben trenta colonie penali, dove ha l’opportunità di raccontare per immagini i prigionieri e la loro vita.

Nelle sue fotografie non c’è mai la retorica celebrativa del regime, ma un “dialogo”, con le emozioni soggettive di chi guarda, anche nel lungo periodo tra gli ultimi anni dello stalinismo e la glanost di Gorbaciov. Le sue “narrazioni” in bianco e nero sono sempre legate alla figura umana: i tatuaggi dei prigionieri secondo il rituale mafioso, le figure femminili nella sauna, il parto, le donne tragicamente lacerate nel disastro ferroviario di Ufa. Vasiliev è il fotografo che svela la “bellezza” là dove emerge la cruda realtà.

Il suo inedito e innovativo fotogiornalismo, che si distacca con determinazione da quello di rito ideologico sovietico, lo porterà per ben cinque volte, come pochi altri nel mondo, a vincere il Golden Eye Prize nell’ambito del concorso World Press Photo di Amsterdam. (Gianfranco Michelini)